René Magritte, La chiave dei sogni, 1932
Quando, nel 1899, fu pubblicata l’opera di Singmund Freud L’interpretazione dei sogni, artisti, registi, poeti, narratori e fotografi furono contagiati da questo germe, che continuò a dilagare durante tutto il Novecento.
Nella Vienna di fine secolo che Musil definì come “città di sogno”, Freud, lavorando con i suoi pazienti, giunse alla conclusione che i sogni erano “la strada principale per la conoscenza dei meccanismi dell’inconscio.”
La psicoanalisi, teorizzata tra le pareti asettiche e fredde degli ospedali e attraverso il dolore di casi clinici inquietanti e misteriosi, divenne così un nuovo strumento d’interpretazione della realtà messo a disposizione degli artisti del nuovo secolo.
Salvador Dalì, Persistenza della memoria, 1931
A Freud tutto questo non importava, anzi provava una sorta di irritazione per l’interesse che gli artisti nutrivano verso di lui e la sua opera.
Freud, infatti, ammirava solo i grandi maestri del passato: aveva una speciale predilezione per Leonardo e collezionava reperti archeologici etruschi, egiziani, greci e romani.
In tal senso Salvador Dalì fu il solo surrealista che il medico viennese cominciò ad apprezzare verso la fine della sua vita, proprio perché vedeva in lui rivivere la pittura degli antichi.
“Il ragazzo spagnolo, coi suoi occhi stralunati ha un talento innegabile e mi ha fatto riconsiderare il Surrealismo. Sarebbe interessante studiare la genesi di un dipinto come questo da un punto di vista psicoanalitico”, ebbe a dire a proposito di Dalì, unico caso in cui Freud aprì una finestra sull’arte che a lui si era ispirata.
Frida Kahlo, Il sogno, 1940
Intanto a Parigi, negli anni Venti del Novecento, la psicoanalisi era divenuta l’argomento principale di conversazione e di dibattito nei caffè dove si riunivano gli intellettuali dell’epoca: la scoperta dell’inconscio dilagò, così, nell’immaginario collettivo desideroso di comprendere il senso di realtà apparentemente non logiche.
Pittori, registi e scrittori si adoperarono per esprimere, attraverso il loro personale linguaggio, la via dei propri sogni e delle proprie visioni notturne.
Nel Novecento, attraverso la psicoanalisi, si venne così a creare una vera e propria rivoluzione nel pensiero: grazie o per colpa della psicoanalisi l’arte smise di provocare piacere ed iniziò a recare ansia, disagio, disperazione. L’arte gridava invece di raccontare.
André Masson, Metamorfodi degli amanti, 1938
Freud, tuttavia, si ostinava a non voler comprendere gli artisti contemporanei, proprio perché li giudicava tali: fantasiosi artisti che nulla avevano a che spartire con la sua scienza della psiche umana.
In una lettera indirizzata ad André Breton, che nel 1937 gli aveva chiesto di partecipare alla pubblicazione di una raccolta di sogni raccontati da autori surrealisti, così spiegò il suo diniego: “Mi dispiace moltissimo di non potere esaudire la sua richiesta. Prima di tutto devo confessare che non ho più niente di nuovo da dire sui sogni. E poi la prego di notare che il racconto di un sogno fine a se stesso non mi interessa… una collezione di sogni, senza le associazioni connesse, senza la conoscenza delle circostanze in cui sono stati fatti, non ha per me alcun significato e non penso che lo possa avere per gli altri.”
Giorgio de Chirico, Il cervello del bambino, 1914
Quello fra arte e psicoanalisi fu, così, un amore non corrisposto e non riconosciuto dal padre di quest’ultima, ma certo non si potrebbe concepire l’arte del Novecento senza considerare il contributo che diede la psicoanalisi alla conoscenza della psiche umana e dei suoi moti interiori.
Freud aprì una nuova strada agli artisti: li aiutò a lavorare dentro la propria mente e a scavare nell’inconscio attraverso i propri sogni.
Gli artisti del nuovo secolo trovarono in Freud la giustificazione scientifica a quel malessere di vivere che già da tempo serpeggiava nei loro animi e che cercavano di esprimere con le loro opere. Una nuova arte venne alla luce: le avanguardie avevano cominciato ad urlare la propria rivolta.
René Magritte, Il doppio segreto, 1927
